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Breve storia del Corpo Forestale dello Stato

logo forestaleRiceviamo e pubblichiamo:
Breve storia del Corpo Forestale dello Stato
A cura del Dott. Flavio Clauser
Dirigente Superiore Forestale A.R.

"L’anno 2001 ha visto due provvedimenti legislativi importanti per l’Amministrazione forestale pubblica: a maggio il decreto legislativo “Orientamento e modernizzazione del settore forestale” e in ottobre la modifica della legge costituzionale che toglie allo Stato ogni competenza residua in quello specifico settore.

La anomalia di una Amministrazione statale rimasta in quel modo definitivamente senza specifiche competenze nel campo forestale e della tutela idrogeologica viene sanata con la successiva legge del 2004 che ha per titolo: “Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato”. Il primo compito attribuito al Corpo è: “il concorso al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica con particolare riferimento alle aree rurali e montane”.


Nel decreto legislativo del 1948, il primo compito attribuito al Corpo Forestale era rappresentato invece da “rimboschimenti, rinsaldamenti ed opere costruttive connesse”.

Ultima linea di resistenza per la sopravvivenza di un settore tecnico che in passato era proprio del Corpo Forestale dello Stato, fino al 2005 era rappresentato dall’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali sopravvissuta dal 1972 al 2005 con una finzione amministrativa del tutto italiana: come Ex Azienda Foreste Demaniali. Nel 2005 è stata nuovamente disciolta, ma ancora una volta non proprio del tutto. Allo Stato, per merito delle competenze conservate in materia ambientale, qualche riserva naturale forestale rimane ancora: cambia il nome della struttura; da ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali diventa Agenzia per la biodiversità. Gli uffici e il personale sono sempre gli stessi. in questo caso un fatto certamente positivo perché così almeno non si perdono preziose risorse di esperienza, efficienza e professionalità in quel settore essenziali.
La storia recente della Amministrazione forestale italiana si può condensare in questi sostanziali cambiamenti, in questa mutazione dei fini istituzionali.

Il compito di una Amministrazione forestale pubblica, moderna, dovrebbe essere tuttora quello di assicurare efficacemente la buona gestione del territorio montano rurale in genere e forestale in particolare: assicurare anzitutto una difesa idrogeologica efficiente che non conosca confini comunali e regionali.
Quel che è avvenuto dagli anni ’70 del secolo scorso con l’istituzione delle Regioni ha messo in luce quanto vana sia ogni rivendicazione di competenze fra Stato e Regioni quando poi poco o niente vien fatto da parte delle Regioni e dello Stato per una tempestiva ed efficace politica territoriale o meglio ambientale in senso lato. Valgano gli esempi delle Regioni a statuto speciale che hanno potuto creare Amministrazioni forestali proprie: quello buono delle due Province autonome di Bolzano e di Trento e quello non buono di altre.
Risulta evidente come per la buona gestione del territorio forestale non abbia importanza il tipo della struttura operativa responsabile, ma la sensibilità sociale e politica dei governi centrali e locali per i problemi della manutenzione e della conservazione di quella risorsa essenziale. Si sa, o meglio si dovrebbe sapere, quanto quell’ambiente sia fragile e di quanta cura avrebbe bisogno.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale il destino ha riservato ai boschi nostri una fase di grande ripresa e ai forestali molte occasioni di buon lavoro. La ripresa si è spenta gradualmente in coincidenza con l’istituzione delle Regioni. Le competenze tecniche della “Forestale” di fronte all’accrescersi delle emergenze ambientali del territorio montano si sono ridotte praticamente a zero.
In questa situazione, ci si può ragionevolmente augurare che con le riforme in campo i nostri Forestali, ad immagine e somiglianza di quanto avviene altrove, prima o poi possano ritrovare il loro tradizionale lavoro e non costretti a cercarlo altrove? Tovandoci in Europa forse c’è ancora qualche buona probabilità che in futuro nuove leggi si attengano maggiormente a criteri di buon governo, ispirate più ai dipinti del Sassetta che si ammirano nel palazzo comunale di Siena che alla “Prova d’orchestra” di Fellini.

In Paesi a noi confinanti esistono due ottimi esempi di razionale gestione del territorio forestale: uno in Austria, Paese nuovo, come il nostro, ad una struttura regionale, l’altro in Svizzera patria tradizionale del federalismo e della tutela massima delle autonomie locali.
In Svizzera, a seguito dei gravi danni provocati dalle alluvioni nella seconda metà del ‘800, la costituzione originaria è stata modificata per attribuire alla Confederazione competenze forestali concrete.
In Austria, la nuova costituzione regionale adottata dopo la guerra, ha lasciato allo Stato molte competenze forestali.
Per un forestale italiano è politicamente scorretto augurarsi una sorte simile a quella dei colleghi d’oltralpe? Noi Italiani certamente possiamo fare a modo nostro, ma sarebbe auspicabile lo si facesse in maniera da utilizzare al meglio le risorse umane dell’Amministrazione forestale pubblica, tuttora esistenti, in qualsiasi struttura politico amministrativa esse siano destinate a trovarsi.

Ciò vale anche per il contributo, non certo trascurabile, che una buona politica forestale e quindi una efficiente Amministrazione forestale pubblica potrebbero dare alla soluzione di un problema ambientale ora ancor più vasto ed incombente di quello idrogeologico, rappresentato dall’inquinamento dell’aria, delle acque e dei suoli e dall’effetto serra: dal riscaldamento del pianeta e dal progressivo esaurimento dei combustibili fossili.
La questione dell’inquinamento prima e dell’effetto serra poi, in passato non sono state prese seriamente in considerazione dalla politica. Ora destano maggiore attenzione: non si parla ormai più tanto di precauzione quanto di emergenza. L’interesse dei mass media e di molti politici non sembra un fatto passeggero: non soltanto per l’evidenza crescente del pericolo incombente e per le sue dimensioni, ma anche perché tutto ciò viene percepito come occasione di grandi affari, di enormi profitti economici. Il legno vivo, non più soltanto quello fossile, viene visto come fonte alternativa di energia, proprio come nel 1800.
La conseguenza di allora fu il depauperamento ed in molti casi la distruzione di enormi superfici boschive in tutta Europa.
Se si riuscirà a vedere il manto boschivo non soltanto come una protezione del territorio ma anche come collettore e accumulatore di energia solare quale esso è in realtà, questo nuovo disastroso pericolo si potrà evitare. I boschi non saranno distrutti, ma estesi e meglio coltivati.
E come ciò potrebbe avvenire, se non con il contributo essenziale di una Amministrazione forestale efficiente e per antica tradizione socialmente ben accetta perché operativa soprattutto sul piano tecnico.
Scegliere fra gestione statale o regionale del vincolo idrogeologico, dei Parchi Nazionali, delle Riserve naturali, dovrebbe essere uno dei primi obiettivi della riforma annunciata del capitolo V° della Costituzione in tema di agricoltura e foreste
Decidere se conservare, sopprimere o accorpare il Corpo Forestale dello Stato in altre forze di polizia prima che la riforma sia approvata o almeno proposta in parlamento, prima di sapere quali competenze saranno attribuite allo Stato e quindi alle Amministrazioni che gli sono proprie, sembra irragionevole, dannoso se risulterà non coerente con la riforma stessa."

 

A cura del Dott. Flavio Clauser
Dirigente Superiore Forestale A.R.

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